Una matassa. Una matassa che non vuole sapere di districarsi ma che si fa sempre più aggrovigliata e contorta. È questo Mr. Robot. Senza dubbio, il creatore e regista Sam Esmail si diverte a prenderci in giro – così come noi ci ”divertiamo” ad essere presi in giro – giocando con lo spettatore che ormai si ritrova sempre più smarrito ma allo stesso tempo rapito dalla storia del nostro antieroe preferito. I colpi di scena non mancano mai, e questo episodio ne regala uno dei migliori dell’intera serie.
Lo avevamo detto. Mai fidarsi di Elliot. Dopo l’esilarante visione comedy anni ’80 del precedente episodio, del resto, era difficile immaginarsi un colpo da maestro di questo tipo, capace di ribaltare e mettere in discussione tutto ciò che ci è stato mostrato fin’ora, ma non del tutto imprevedibile. Cosa è vero? Cosa è falso? La linea tra realtà e finzione non è mai stata così sottile e capire dove stia la verità è impossibile.
Tutto ciò che Elliot ha fatto – o non ha fatto – è accaduto all’interno del carcere. Il loop, le visite, i pranzi con Leon e infine il pestaggio. Elliot ha sempre agito dalla prigione, sin dall’inizio, e ciò giustifica l’azione limitata vista fin’ora in questa stagione del protagonista. Ma è davvero successo ciò che abbiamo visto? Chi è Ray veramente? Un altro detenuto? Sono ancora una volta tante le domande alle quali non abbiamo una risposta, domande che vanno a sommarsi alle tante altre irrisolte. Eppure, Elliot, dopo essersi riconciliato con l’altra parte di sé, quella più egoista e violenta, si riconcilia anche con noi, svelando l’illusione che aveva creato, pronto ad una stretta di mano simbolica con lo spettatore, al quale promette di non mentire più. Possiamo credergli?
Intanto, mentre l’FBI prosegue le sue indagini e Angela va vanti nella sua scalata alla E Corp, continua a rimanere in sospeso la domanda più importante: Elliot ha davvero ucciso Tyrell?